venerdì 29 maggio 2015

De André, le sue canzoni, e un libro che vale la pena leggere

In questi giorni sto rileggendo un libro che è in mio possesso già da diversi anni, ma che da tempo non tornavo a sfogliare. Si tratta di "Fabrizio de André raccontato da Massimo Bubola - Doppio lungo addio", edito da Aliberti Editore.
Un libro che consiglio a tutti coloro che amano l'opera di de André, perché si parla di lui e della genesi delle numerose canzoni scritte con Massimo Bubola, meraviglioso scrittore di canzoni lui stesso e persona estremamente intelligente e colta.
Tra le pagine del libro si dipana la lunga intervista a Bubola, che ci racconta della sua collaborazione con Fabrizio, spiega il suo punto di vista sulle canzoni scritte insieme, e racconta anche di se stesso, e dell'affascinante processo dello scrivere canzoni, e di come esse nascano dalle passioni, dalla curiosità, dalla dedizione e dall'impegno.
Una persona, Massimo Bubola, che mi pare abbia davvero molto da insegnare, da trasmettere.

Riguardo a de André, lo ascolto praticamente da sempre. Mi sono imbattuta nella sua voce già da bambina, perché in casa c'erano dei suoi dischi.
Ho cominciato ad ascoltarlo allora, e anche se non capivo il significato di molte delle cose che cantava (e non è che oggi le capisca tutte), amavo la sua voce, le sue parole, il modo che aveva di narrare delle storie, di evocare personaggi, luoghi, emozioni.
Quando è morto, tutti hanno cominciato ad ascoltare le sue canzoni, improvvisamente un sacco di gente si è scoperta sua fan.
Io posso dire di averlo amato da sempre, e che le sue canzoni accompagnano, e accompagneranno, costantemente la mia vita.







lunedì 25 maggio 2015

Luoghi del cuore: Canton Grigioni

Ho sempre amato le montagne. Forse perché sono svizzera, e benché sia nata e cresciuta nel sud del paese, in Ticino, alle porte di Lugano, il paesaggio alpino ha sempre fatto parte del mio immaginario e del mio cuore.
Tra i molti bellissimi luoghi che compongono il territorio montano elvetico, ve ne è uno che amo in modo particolare, e che visito ogni estate: il Canton Grigioni.
Dico sempre che in un futuro mi piacerebbe andarci a vivere.
Amo questo Cantone perché racchiude in sé molte anime. Innanzitutto tre lingue, tedesco, italiano e romancio, uno strano idioma che suona come un miscuglio degli altri due, buffo e affascinante insieme. 
Nei nomi dei comuni e dei luoghi echeggia la poesia di questo connubio di idiomi: Maloja, Disentis, Vicosoprano, la Via Mala, Coltura, Castelmur, Samedan, Sils, Silvaplana, Promontogno.
Passi, antiche vie che attraversano le montagne, abbazie, piccoli tranquilli paesini adagiati lungo la strada, foreste, gole nascoste.
Ma anche il glamour e gli eventi internazionali, sportivi ed economici, che si svolgono a Davos e a San Moritz, probabilmente i luoghi più noti all'estero di questo territorio.

Per me però il vero spirito di questo Cantone va cercato appunto nei nomi poetici dei suoi comuni; nella bellezza composta di Palazzo Castelmur, un vero luogo di meraviglie, una casa dei sogni, con i suoi pavimenti in legno, le carte da parati, la grande sala con la luce che entra a fiotti dalle ampie finestre; nel vento che soffia sull'azzurro lago di Silvaplana colorato da decine di kite surfers che nella bella stagione si sfidano sulle sue acque; nell'aria frizzante del passo del San Bernardino, fatto di roccia, erba verde e cielo; nella storia ricca di artisti nati in questa terra, come Giacometti, nativo della Bregaglia, e che di certo hanno portato sempre con sé la magia di questi luoghi; la profonda, oscura gola della Via Mala, che incute timore oggi come un tempo, rimasta intatta nella sua bellezza selvaggia; nell'antico Hotel Bregaglia, lungo la strada che scende verso l'Italia e Chiavenna; in quella vecchia splendida casa a Promontogno, con il suo giardino pieno di rose, che diffondono tutto intorno il loro profumo.

Sarebbe bello essere lì ora, affacciata a quel vecchio ponte di pietra vicino al mulino, la carezza del sole, la promessa dell'estate, e le fitte foreste attraversate da un soffio di vento, che sussurra i segreti di quella terra incantata.

Palazzo Castelmur fotografato da me qualche estate fa