lunedì 22 ottobre 2012

Su Edward Gorey, artista della leggera inquietudine

Ho scoperto Edward Gorey qualche anno fa, imbattendomi in libreria in un libretto illustrato intitolato L'Ospite Equivoco. Sono rimasta subito affascinata dalla storia di quello strano animale con la sciarpa e le scarpe da tennis che compare una notte davanti alla villa di una ricca famiglia dall'aspetto vittoriano, e che occupa da quel momento la loro casa, facendo costantemente cose tipo mangiare le stoviglie, gettare l'argenteria nel laghetto, camminare in sonnambula per i corridoi, e molte altre cose. Nessuno sa chi o che cosa sia, da dove sia venuto o perché. La storia termina con questa frase: "Da diciassette anni tiene loro compagnia e niente fa supporre che se ne andrà mai via".

Grazie a questo libro mi sono innamorata perdutamente dell'arte di Gorey, e l'ho collocato stabilmente nel pantheon dei miei artisti preferiti.
Ammiro moltissimo questo signore americano che viveva con svariati gatti nella sua casa nel Massachusetts, circondato dagli oggetti più svariati e da numerosissimi libri e numeri di riviste, opere d'arte di varia natura, in una meravigliosa accozzaglia di erudito e popolare da cui Gorey ha saputo attingere e cogliere il meglio, facendo confluire quelle svariate influenze nel mondo che nasceva dal suo tratto in bianco e nero. Era appassionato di mercatini dell'usato, di gatti e di film muti, di telefilm e di romanzi giapponesi, e di molto altro ancora.
Oltre che autore di parecchi libri suoi, fu illustratore per altri scrittori e si occupò anche di scenografie per spettacoli teatrali.

Edward Gorey con alcuni dei suoi gatti.

Le sue storie sono pervase da una leggera inquietudine, e del resto lui stesso diceva di sé: "Non so perché, ma lo scopo della mia vita consiste nell'instillare un disagio generale. Penso che il disagio sia una reazione dovuta verso questo mondo".
Così ci racconta di bambine sventurate, come la piccola Sofia Carlotta (ne La Bambina Sventurata, appunto), che dopo la morte della madre, con il padre al fronte, viene affidata ad uno zio, che però muore colpito da un mattone cadutogli in testa. Da questo momento il destino della povera Sofia Carlotta si farà sempre più fosco, ben lontano dallo stereotipo dell'orfanella che dopo tante peripezie trova infine la felicità. Qui sotto potete seguire la triste vicenda della bambina.



O come i piccoli protagonisti dello splendido The Gashlycrumb Tinies, dove ogni lettera dell'alfabeto è l'iniziale del nome di un bambino o di una bambina, tutti inevitabilmente destinati ad una tragica fine.







O ancora di cugini assassini (Questi pazzi cugini), o di genitori depravati (L'orribile coppia), o di viaggi in luoghi ignoti (La bicicletta epiplettica), e tante altre storie popolate da austeri signori dall'aria vittoriana, ragazze con lunghe collane di perle stile anni '30, bambini vestiti alla marinara, stanze tappezzate di elaborate carte da parati, e di gatti dall'aria indecifrabile.
Ma non solo i disegni hanno fatto di Gorey un vero artista, bensì anche i suoi testi, all'apparenza semplici, ma curatissimi, perfetto compendio delle sue immagini.



Concludo con l'incipit de La Bicicletta Epiplettica (la storia di un fratellino e di una sorellina che si imbattono in una strana bicicletta che li condurrà in un luogo ignoto):

"Era il giorno dopo martedì e prima di mercoledì"


Vi segnalo anche un bel libro per avere una panoramica sul lavoro di Edward Gorey, "Raffinati enigmi, l'arte di Edward Gorey", edito da Logos.



1 commento:

  1. Non conoscevo questo artista, favolosi i suoi disegni, vedrò di approfondire. Grazie mille per averne parlato.
    E poi come si può non apprezzare uno che ama i gatti? :-)

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